Un sito diverso dagli altri, ma a loro fortemente collegato. Siamo in un punto nevralgico del termalismo flegreo, dove già in antico l’emersione, in mezzo al mare, di acque e vapori caldi doveva essere fortissima. Tanto da spingere gli antichi romani a costruire, unica nel suo genere, un’isola artificiale, per godere della salubrità di queste prodotti del vulcanesimo flegreo.
Le ultime ipotesi degli archeologi vedono nei pilastri, che sono oggi visibili a circa 10 metri di profondità, la base per una grande piattaforma in cui i vapori dovevano riempire le terme di Marco Licinio Crasso Frugi, se corrette sono le interpretazione legate al nome del proprietario di questa incredibile “isola termale”, collegata alla terraferma attraverso la vicina vai Herculanea.
Ma al di là delle ipotesi, ciò che è possibile vedere oggi sott’acqua sono queste maestose pilae, in parte crollate, in parte ancora in posizione originale, tra le quali sgorgano tuttora i residui delle emissioni vulcaniche, depotenziate dopo l’emersione del Monte Nuovo nel 1538.
Resta però la bellezza di un paesaggio quasi lunare posto sul fondo del mare, in connubio con una peculiare flora e fauna marina, grazie alla creazione di un habitat del tutto peculiare, plasmato fortemente dalla forza del sottosuolo dei Campi Flegrei.